
Tuttavia una simile "classifica", per quanto possa darci un'idea generale della gravità di un evento, non può rappresentare ciò che tutte le persone provano, dato che ognuno è diverso dall'altro. Come ogni esperienza, infatti, la rottura può essere vissuta con un'intensità variabile: qualcuno può uscirne "devastato", qualcun altro invece può sentirsi afflitto ma ritrovare il buonumore in poco tempo.
Perché? Quali fattori fanno sì che lo stesso evento possa dare depressione a una persona, e solo un po' di tristezza a un'altra?
Prima di affrontare queste domande, consideriamo cosa succede quando due persone si lasciano.
La sensazione forse più immediata è quella della mancanza: quando due persone condividono sentimenti ed esperienze insieme, è un po' come se si fondessero. Talvolta infatti la vita di coppia porta le persone ad abbandonare vecchie abitudini, non necessariamente negative (per esempio, il calcetto, la birra con gli amici, o il caffè, lo shopping con le amiche, la palestra, ecc.).
Di conseguenza, può capitare che una persona in una relazione possa cominciare a "rinunciare" a un certo grado di individualità. Dopo la rottura, una persona che ha pensato a sé in termini di "noi", può trovarsi spaesata, a causa di questa mancanza. Si ritrova, insomma, come mancante di qualche pezzo, e con il difficile compito di "ricostituirsi".
È importante, quindi, che ogni persona dia importanza a sé, alle proprie esigenze, alla propria individualità. In un certo senso, è importante ricordare di avere il diritto di essere felici.
Un altro aspetto della rottura, riguarda il passaggio all'essere single: dopo un certo periodo di tempo in cui si è vissuti con un'altra persona, vivere improvvisamente da soli implica diversi cambiamenti.
Le amicizie che prima erano condivise tra i membri della coppia possono modificarsi, in alcuni casi tali amicizie vengono meno, e così la persona dovrà stabilire nuove amicizie, con tutto il tempo e l'impegno che comporta.
Alcuni amici, invece, potrebbero "schierarsi" col partner, privando così un coniuge dell'amicizia e del supporto necessario.
In alcune società, in cui domina una mentalità "tradizionale", antiquata e irrazionale, persino l'essere single può essere mal visto, e la persona che si trova in questo nuovo stato potrebbe risentire di queste convenzioni, sentirsi giudicato, criticato.
Perché, allora, davanti a uno stesso evento, le persone reagiscono in modi così diversi?
La differenza sostanziale, il fattore che consente a una persona di superare una difficoltà o un'esperienza dolorosa è il pensiero, che influenza il modo in cui si vede la realtà e il futuro.
Prendiamo per esempio tre persone, che chiameremo Maria, Anna, e Rosa (lo stesso vale anche per i maschi, ovviamente). Tutte e tre sono state lasciate (o hanno lasciato) il proprio partner, il ragazzo, il marito.
- Maria sta molto male, non esce di casa, piange tutto il giorno e pensa: "È una cosa terribile, non riuscirò a riprendermi, non troverò mai un ragazzo, sono destinata ad essere zitella, non mi vorrà mai nessuno perché non sono bella, non sono simpatica, e il fatto che mi abbia lasciato lo dimostra, e come se non bastasse lui è proprio uno stronzo e doveva capitarmi proprio lui", oppure, quest'ultima frase potrebbe essere: "ho fatto un grosso errore a lasciarlo, sono una stupida, nessuno mi rispetterà adesso, mi giudicheranno, penseranno che sono un'ingrata."
- Anna è giù di morale, quando esce con le amiche è con la testa altrove, fa fatica ad addormentarsi, e pensa: "E se le cose dovessero andare male? Forse non sono in grado di tenermi stretto un ragazzo, chissà se qualcuno mi vorrà. Forse dovrei accontentarmi di quello che capita, non voglio rimanere a vita senza una persona da amare."
- Rosa è stata triste per qualche giorno dopo la rottura, ma man mano il suo umore è migliorato, e pensa: "È stata dura lasciarsi, ma non eravamo felici, ed è giusto che ognuno pensi alla propria felicità. Ho passato dei bei momenti con lui, e non li rimpiango, ma è il momento di andare avanti. Il fatto che mi abbia lasciata non significa che io sia brutta, stupida, noiosa, o non meritevole di affetto. Ci sono tante persone che posso conoscere, e troverò qualcuno con cui essere felice. Se ciò non dovesse accadere, questo non significa che io non possa essere comunque felice. La mia felicità non dipende dalle altre persone, ma da me stessa."
Come si può notare, la differenza tra le tre donne è nei pensieri: Maria, che sta molto male, ha pensieri catastrofici, irrealistici, si svaluta, e crede di prevedere il futuro (in maniera negativa).
Anna ha pensieri un po' più realistici, ma anche lei ha dubbi su di sé e sul futuro, in quanto la rottura ha messo in discussione chi è.
Rosa ha vissuto con tristezza la rottura, ma ha pensieri realistici, è ottimista, ha fiducia in sé e nelle proprie possibilità, e ha intenzione di impegnarsi per essere felice.
Una persona potrebbe sperimentare una rottura ma riuscire a fronteggiare il dolore che ne consegue, che è normale e può anche essere benefico: infatti, se nonostante tutto la persona ha una buona autostima, fiducia di sé, tolleranza al cambiamento, cioè un'apertura all'eventualità di dover fare delle modifiche nella propria vita, allora la rottura potrà essere sì dolorosa, ma risolversi in breve tempo e permettere alla persona di rimettersi in piedi e affrontare le prossime sfide che la vita proporrà.
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