Domande frequenti

  1. Quando una persona dovrebbe rivolgersi a uno psicologo?


Le persone di solito si rivolgono allo psicologo per superare dei problemi che impediscono loro di vivere in maniera serena, con sé o con gli altri. I problemi possono essere di vario tipo: i più noti per esempio sono ansia e depressione, ma altri motivi che spingono una persona a rivolgersi allo psicologo possono riguardare il proprio modo di relazionarsi con gli altri, problemi nella relazione con il proprio partner, difficoltà sessuali, difficoltà nell’affrontare le situazioni di tutti i giorni, problematiche varie che possono compromettere il lavoro, il rapporto con amici, con parenti, ecc.
Una breve risposta allora potrebbe essere: una persona può rivolgersi a uno psicologo quando ritiene che così facendo sarà in grado di superare le difficoltà che sta vivendo.


  1. Quante sedute ci vorranno per risolvere il problema?


Ovviamente il numero di incontri dipende dalla persona e dal tipo di difficoltà che si affronta. Possono essere necessarie meno di 10 sedute, oppure 15, oppure 20. La cosa più importante da tenere presente è che il numero di incontri si stabilisce insieme, a seconda delle necessità ma anche dei progressi della persona che beneficia dell’intervento: è fondamentale infatti impegnarsi anche e soprattutto fuori dallo studio dello psicologo, in quanto maggiore sarà l’impegno e la motivazione, minore sarà il numero di sedute necessarie.
Quindi si può dire che il numero degli incontri lo decide la persona insieme allo psicologo.


  1. Lo psicologo può dirmi cosa fare, come risolvere i miei problemi e farmi stare meglio?


Il compito dello psicologo è aiutare la persona che presenta una particolare difficoltà a superarla con le proprie forze. Chi si rivolge a uno psicologo infatti ha, come tutti, le capacità di gestire e risolvere le difficoltà che può incontrare: però non riesce a sfruttarle al meglio, e spesso si sente come “bloccato” di fronte a delle scelte o a dei cambiamenti importanti.
Questo significa che le tue scelte di vita personali (per esempio, rompere la relazione o no col partner, intraprendere una carriera universitaria, cambiare città o lavoro, ecc.) non possono essere prese da nessun altro se non da te. Lo psicologo non dice assolutamente alle persone cosa devono fare! Ma le aiuta a prendere decisioni consapevoli e quanto più vantaggiose possibili.
Quindi si può dire che lo psicologo fornisce tecniche, strumenti, e valorizza le capacità che una persona già possiede e che potrà usare nel corso della vita per affrontare efficacemente le difficoltà che si verificheranno.

    4. Cos'è la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale?

La psicoterapia cognitivo-comportamentale (in inglese CBT: Cognitive-Behavioral Psychotherapy) è un approccio psicoterapeutico, uno dei più diffusi al mondo, di maggior efficacia, scientificamente comprovata da decenni - e in continua evoluzione. 
Tale approccio si basa sull'identificazione e lavoro sui pensieri che comportano sofferenza emotiva (ansia, depressione, rabbia, ecc.), nonché sui comportamenti conseguenti o responsabili delle diverse condizioni psicologiche in cui si ritrovano gli individui.
Per esempio, è ampiamente provata la rapida efficacia della CBT nei disturbi d'ansia,  panico, e fobie.
Negli ultimi 20 anni di ricerca, l'approccio CBT si è arricchito con le scoperte dei diversi ambiti della medicina, come la neurologia, così l'unione delle diverse nozioni ha nel tempo delineato un preciso quadro psicologico e biologico dell'individuo, grazie al quale a ogni condizione psicologica corrisponde un particolare assetto fisiologico, metabolico, neurochimico, ecc.
Ciò ha reso possibile lo sviluppo di un'ampia gamma di interventi efficaci in diverse condizioni di confine: la CBT-I per esempio tratta i problemi di insonnia, con maggior efficacia rispetto al trattamento farmacologico. La CBT-E tratta invece i disturbi della condotta alimentare (come anoressia, bulimia, alimentazione compulsiva, ecc.)

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