La paura del fallimento e l'ansia del successo


Viviamo in una società con convinzioni irrazionali ben radicate, di cui spesso non siamo consapevoli ma verso le quali tendiamo a piegarci. Il successo a tutti i costi è uno di questi. La verità è che “avere successo” nella vita non solo è facoltativo, ma è anche relativo. Cosa significa avere successo? Chi decide cosa sia encomiabile e cosa sia deprecabile?
 Fin da piccoli, spesso i genitori tendono a rinforzare il risultato finale più che la prestazione. La maggior parte delle volte, per esempio, i premi e i complimenti dipendono unicamente dal voto ottenuto a scuola, piuttosto che dall’impegno dato nello studio o dall’effettiva conoscenza acquisita.
Il successo viene quindi collegato alla piacevolezza: una persona che ha successo ottiene premi e stima dagli altri. Chi fallisce, invece, non riceve questo tipo di trattamento, o peggio, teme di poter ricevere disprezzo o indifferenza.
Ma cos’è il successo? A seconda dell'ambiente in cui si vive, il successo può assumere diverse forme: in una cultura tradizionalista, per esempio, sposarsi e avere figli può essere ritenuto un successo, e rimanere single in età avanzata invece può essere ritenuto un fallimento. Una persona che crescendo in una famiglia con questi valori dovesse rimanere single a cinquant'anni, potrebbe molto probabilmente vivere con ansia questa situazione e avvertire la pressione sociale. Talvolta queste convinzioni non sono totalmente condivise dalla persona, che però si sente in dovere di realizzarle in funzione delle aspettative sociali.
Guadagnare molti soldi, occupare una posizione di rilievo, possedere oggetti costosi, sono obiettivi che nella nostra società rappresentano un successo, ma secondo una visione rigida e irrazionale della realtà. Per esempio, guadagnare molti soldi implica, nella maggior parte dei casi, un dispendio di tempo ed energie che può venire sottratto alle attività piacevoli: non necessariamente, quindi, una persona che guadagna molto sarà più felice di una che guadagna di meno! Avere una famiglia può essere motivo di gratificazione e felicità per qualcuno, ma qualcun altro potrebbe trarre più piacere dal dedicarsi a sé stesso e sentirsi invece limitato dalle responsabilità civili che derivano dall’educazione e sostentamento dei figli: questo non significa essere “egoisti”, ma avere semplicemente obiettivi diversi e fonti di gratificazione diverse, per cui né una persona né l’altra possono essere giudicati né tantomeno colpevolizzati per questo. È importante avere degli obiettivi, così come raggiungerli: ciò ci motiva a perseguire i nostri interessi, aumenta la nostra autostima, migliora la qualità della nostra vita. Ma è importante che questi obiettivi siano realistici, e che siano importanti per noi prima di tutto, e non solo o per gli altri.

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