Bruttezza e inadeguatezza: convinzioni irrazionali che possono rovinare la vita


Qui il video: https://youtu.be/t8JLvckJcb8
Molti di noi si sentono brutti. O, al limite, "non abbastanza belli". Addirittura, c'è chi si dà un voto (come nel video: "Sotto il 7 non è vita").
In alcuni casi, però, l'insoddisfazione per il proprio aspetto può acutizzarsi e cronicizzarsi, diventa una specie di ossessione che rende la vita un inferno fatto di vergogna, rabbia e frustrazione.
Queste convinzioni nascono da ragionamenti fallaci basati su esperienze di vita spiacevoli: non serve nemmeno sperimentare una vera e propria delusione diretta, come un'aperta critica verso il proprio aspetto fisico. Può bastare anche la sola apparente percezione di rifiuto o svalutazione, per innescare un meccanismo autosvalutante.
Per esempio, in una festa ci si può sentire inadeguati perché non si conosce nessuno, e i pochi amici si uniscono in gruppi di persone nuove con cui si ha timore di entrare in contatto, per paura di sembrare stupidi, goffi, noiosi, ecc.
Tutto ciò avviene nella mente: sono solo assunzioni, ipotesi che il più delle volte non vengono confermate. E l'evitamento porta solo a una conferma di queste assunzioni sbagliate, arrivando al punto che si rifiuta qualsiasi disconferma esterna (nel servizio del programma Rai, verso la fine, il giornalista dice a Fabio 'Barbafissa': "Tu non sei brutto", ma quest'ultimo fa spallucce e risponde: "Ognuno si percepisce a modo proprio").
Valutazioni erronee di questo tipo possono portare anche a sviluppare una dismorfofobia, una eccessiva e irrazionale preoccupazione per il proprio aspetto corporeo (può riguardare uno o più caratteristiche fisiche: nel video, si parla delle dimensioni del polso, "poco mascolino" se piccolo, o addirittura dei capelli!). Nei casi più gravi, non si esce nemmeno di casa per evitare ulteriore dolore.
Chi sperimenta questo tipo di condizione soffre profondamente, una sofferenza che si riaccende in varie situazioni sociali che, per questo motivo, vengono spesso evitate (lavorare in contesti di gruppo o con altre persone, prendere i mezzi pubblici, fare la fila alla posta, andare a lezione a scuola o all'università, ecc.).
Come per la maggior parte delle difficoltà psicologiche, capita che chi presenta questo tipo di difficoltà non riceva comprensione, sostegno e aiuto da parte di altri ma, al contrario, critiche, accuse, offese, o incoraggiamenti verso un ragionamento erroneo, che non fanno altro che peggiorare la condizione.
Ne sono un esempio alcuni commenti al video:



È importante rivolgersi a un professionista per poter uscire da questo carcere di sofferenza e inadeguatezza, così da poter ritornare a godere delle relazioni e della quotidianità, che il senso di inadeguatezza impedisce di vivere in maniera soddisfacente.

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