Ma gli altri come fanno?

Molte persone che arrivano in visita da uno psicologo ed espongono le loro difficoltà tendono a chiedere (a sé stessi e non solo): "Ma gli altri come fanno?"
Chi, a causa della propria ansia intensa, tende a evitare posti affollati, eventi, responsabilità, si ritrova in una specie di prigione: la sicurezza della propria casa, ma guai a stare da soli! Dev'esserci sempre qualcuno, perché "non si sa mai, dovessi sentirmi male..."
Chi ha un umore depresso trova difficilissimo compiere le attività quotidiane, a cominciare dallo scendere dal letto, e tutto sembra faticoso, insuperabile. Da questa prospettiva, si finisce inevitabilmente per cadere nello sconforto quando ci si paragona ad amici o colleghi che riescono a fare le stesse cose con molta facilità, e in aggiunta si impegnano in attività ulteriori (praticano sport, volontariato, secondi lavori, provvedono alla famiglia, ottengono promozioni, fanno viaggi, ecc.). Tutto ciò porta a pensare: "Come riescono a fare queste cose che per me sono impossibili?"
Chi è molto timido, ha paura del giudizio altrui, ha difficoltà a fare amicizia, conoscere persone, trovare un/a partner, svolgere attività di gruppo, guarda le altre persone, in compagnia, circondati da amici o conoscenti, e si chiede: "Perché a loro riesce così facile? Com'è possibile che per me sia così difficile instaurare un rapporto con un'altra persona? Come fanno gli altri a uscire ogni sera e divertirsi, quando io non riesco a prendere un caffè neanche con un collega di lavoro o balbetto appena provo a rivolgere la parola un/a ragazzo/a?"
Purtroppo, quando si attraversa un periodo di sofferenza psicologica da cui non si riesce a uscire, si è portati a una conclusione sbagliata:
Se le persone riescono a fare ciò che io non riesco a fare, o che non ho la forza di affrontare, significa che c'è qualcosa che non va in me. Sono diverso. Sono più debole degli altri. Non sarò mai in grado di vivere felice.
È facile autosvalutarsi quando si tende a vedere il mondo con le lenti del nostro umore. Se si prova ansia, tutto sembrerà minaccioso e imprevedibile. Se si prova intensa tristezza, tutto sarà terribile, difficile, e finirà per il peggio. Quando si prova vergogna e paura del giudizio altrui, le altre persone sembreranno cattive e irraggiungibili.
Per poter uscire da questo vortice di pensieri irrazionali, è importante avere a mente una cosa: le nostre difficoltà non sono uniche, non sono solo nostre: le altre persone non sono affatto così diverse. Tutti condividiamo le stesse paure, le stesse preoccupazioni, le stesse afflizioni. Semplicemente, in ciascuno di noi alcune di queste cose hanno un peso diverso e, nelle persone in grado di mobilitare adeguatamente le proprio risorse e che hanno una mentalità aperta alle "sfide" della vita e al cambiamento, il peso di tutto ciò può essere molto più basso rispetto ad altri, ma mai assente. 
 La differenza tra chi ha difficoltà a relazionarsi con altri e chi invece si espone anche a parlare in pubblico, è che quest'ultimo avrà certamente un po' di paura del giudizio, sarà nervoso e avrà paura di fare una brutta figura, ma è in grado di abbassare questo tipo di attivazione con pensieri razionali, del tipo: "Qual è la cosa peggiore che potrebbe accadere? Di sicuro questa esperienza non mi ucciderà. E se il pubblico dovesse ridere? Pazienza, non è un vero danno. E se mi tremasse la voce? Che tremi pure, mi fermerò qualche secondo e prima o poi mi calmerò. E se non dovessi riuscirci? Beh, nessuno è perfetto, e io non sono sicuramente Superman!"
Le persone che riescono a essere serene e avere successo non danno molto peso agli imprevisti, accettano che le difficoltà possano sempre esserci e sono ben disposti a confrontarsi con esse e uscirne vincenti, e se ciò non dovesse accadere, ritenteranno.
È importante chiedersi: quali obiettivi voglio raggiungere? Come posso vivere più serenamente? Sono disposto ad affrontare le mie difficoltà, a impegnarmi e cambiare, o voglio rimanere nella condizione in cui mi trovo?
I fattori che ci bloccano, rispetto al cambiamento, sono principalmente:
  1. Paura di uscire dalla nostra zona di comfort, cioè di rompere uno stato di equilibrio che, anche se insoddisfacente, riusciamo a tollerare.
  2. Paura di dover soffrire ulteriormente per poter cambiare.
  3. Convinzioni irrazionali che ci impediscono di fronteggiare i problemi.
Attraverso un aiuto professionale, è possibile:
  • valutare la situazione individuale
  • stabilire gli obiettivi che si vogliono raggiungere (trovare un/a partner o amici, uscire di casa, guidare la macchina o prendere l'aereo, comunicare in maniera decisa a lavoro, o con le persone, ottenere una promozione, fare un viaggio),  
  • analizzare i vari aspetti che impediscono alla persona di raggiungere tali obiettivi
  • stabilire degli step graduali da percorrere
  • raggiungere gli obiettivi prefissati o stabilire obiettivi alternativi

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