Cosa ci spinge a compiere atti di gentilezza? E in quali circostanze lo facciamo?
La gentilezza è definibile come quel tipo di azioni che hanno come
intenzione il recare vantaggio ad altri. Nell’antichità, i nostri
antenati, i primati, hanno vissuto in gruppi sociali per oltre 50
milioni di anni, e ciò perché lo stare in gruppo offriva numerose
opportunità per l’interazione cooperativa grazie alla
quale ognuno traeva profitto. Questo comportamento sarebbe stato
premiato dalla selezione naturale, in quanto permetteva ai singoli
individui di sopravvivere con più possibilità rispetto ad altri. I
meccanismi alla base di questo comportamento cooperativo e prosociale,
sono
l’altruismo parentale, il mutualismo, l’altruismo reciproco, e l’altruismo competitivo.
La ricerca ha portato alla scoperta che compiere atti di gentilezza
potrebbe favorire il benessere di chi li compie. Inoltre, porta ad
affermare che gli esseri umani, in quanto animali sociali, possiedono
una gamma di meccanismi psicologici che li motivano all’aiuto reciproco,
e che traggono soddisfazione dal farlo.
- "Happy to help? A
systematic review and meta-analysis of the effects of performing acts of
kindness on the well-being of the actor", Curry et al., 2018 (in
stampa), Journal of Experimental Social Psychology
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