La salute mentale non è uno scherzo.
Purtroppo però in Italia la situazione non è delle migliori, complice anche una pressoché totale assenza di tutela da parte delle istituzioni. Anche quest'anno, l'Ordine degli Psicologi ha istituito il mese del benessere psicologico, che di fatto non si concretizza in nulla di pratico: l'Ordine delega ai singoli psicologi iniziative generiche che mirino alla sensibilizzazione nei confronti della salute psicologica. In pratica niente di concreto e, come se non bastasse, l'Ordine prende implicitamente il merito per il piccolo lavoro fatto dai liberi professionisti che suppliscono alle lacune del sistema. Non mi risulta neanche l'esistenza di una buona campagna pubblicitaria televisiva sui canali principali, magari col patrocinio del Ministero della Salute. Figuriamoci altre iniziative, che richiederebbero un maggior impegno sia creativo che economico.
Un'iniziativa sottilmente promossa dall'Ordine, al di là del generico "fornire informazioni", consiste nel primo colloquio gratuito. In realtà, l’Ordine dovrebbe vietare certe cose, altro che proporle, non per prese di posizioni politiche o interessi economici (anzi, la sanità dovrebbe essere tutta gratuita), ma per pura tutela del paziente (e del clinico).
Perché?
Mettiamola così: poniamo che i primi colloqui si paghino
regolarmente (e non stiamo definendo il tempo: un colloquio iniziale
potrebbe durare anche fino a 2 ore, soprattutto se di coppia, magari
facendo
attendere a turno i coniugi in sala d’attesa per ascoltarli
individualmente: in questo caso se lo
psicologo si fa pagare la consulenza ma passano due ore, vale comunque
come primo
colloquio gratuito?). Nulla toglie che possa offrirti, per dire, il 2°
colloquio, o il 5°. O due “controlli”, come follow-up, di breve tempo,
la cui
somma fa un’ora. O supporto via telefono, per esempio con note vocali di
whatsapp (la cui somma potrebbe arrivare a 20, 30, 40 minuti), durante
la settimana, come sostegno in una situazione particolarmente difficile
in cui è difficile applicare le strategie concordate in seduta.
Se non sono motivato
a iniziare un percorso psicologico, sapere di non aver investito
alcuna somma di denaro mi allontanerà ancora di più
dall’obiettivo, rinforzerà la mia resistenza a cambiare, e porterà a svalutare il lavoro dello psicologo (sia letteralmente, per la seduta gratuita, che metaforicamente, come dignità professionale).
Detto in altri termini: se pago l’abbonamento annuale in palestra, mi sentirò più “costretto” ad andarci, anche se una volta ogni tanto, perché ho già investito del denaro, e per dissonanza cognitiva non sopporto l’idea di aver buttato dei soldi inutilmente.
Detto in altri termini: se pago l’abbonamento annuale in palestra, mi sentirò più “costretto” ad andarci, anche se una volta ogni tanto, perché ho già investito del denaro, e per dissonanza cognitiva non sopporto l’idea di aver buttato dei soldi inutilmente.
Allo stesso modo,
come un otorino difficilmente sarebbe disposto a rimuovere
gratuitamente tappi di cerume (operazione che richiede circa 10-15 minuti) nel
"mese del benessere otorinolaringoiatrico", perché uno psicologo
dovrebbe regalare addirittura 1 ora (o più), soprattutto se il
paziente non tornerà più? Per quanti pazienti one-shot dovrà
“sacrificarsi”?
La figura dello
psicologo, già ampiamente svalutata dal sistema politico ed
economico italiano, verrebbe solo ulteriormente sminuita -- cosa che, di fatto, è avvenuta e continua ad avvenire, a causa soprattutto di una mancanza di cultura in merito, nel nostro Paese.
Il problema degli
Psicologi in Italia (diamo [un po’ di] numeri)
Amo la Psicologia, e
ho amato ogni esame sostenuto. Ricordo la maggior parte delle nozioni
di tutti gli esami, anche “meno importanti” per la pratica
clinica (che siamo costretti ad affinare con le scuole di
specializzazioni, tendenzialmente private e abbastanza costose).
D’altronde, ad avvicinarmi alla Psicologia in adolescenza non è
stata di per sé la clinica o la visione di film o serie TV, ma i
contenuti di un libro del ‘73, nella libreria di famiglia, studiato
decenni prima da mia madre all’università (“Psicologia come
scienza del comportamento”, di Harlow e Thompson).
Fa male
assistere all’impreparazione di colleghi o presunti tali, di cui molti “sciamani”,
filosofi esoterici di strada, pseudo-maghi. Tanti ciarlatani
insomma, che passano tranquillamente attraverso il presunto setaccio
dell’Ordine che dovrebbe tutelarci. E che rovinano l’immagine
intera della professione.
Stando ai dati
forniti dall’Ordine, si possono contare (al 2018) un totale di
109.524 Psicologi in Italia, di cui 55.499 Psicoterapeuti.
Il tasso di di
crescita è incredibile, passando da circa 29mila nel ‘98 a 109mila
a oggi.
Troppi
strizzacervelli in giro? Non proprio.
Al 2016 i medici in Italia risultavano 240.000 (più del doppio degli psicologi), di cui 185.650 specialisti e (al 2015) 53.610 medici di medicina generale (il medico di famiglia, per intenderci, da cui si va gratis), praticamente quanto gli psicoterapeuti. Eppure di questi tempi non si trova un medico specialista neanche a pagarlo, mentre di psicologi sembra ce ne siano “fin troppi”.
Al 2016 i medici in Italia risultavano 240.000 (più del doppio degli psicologi), di cui 185.650 specialisti e (al 2015) 53.610 medici di medicina generale (il medico di famiglia, per intenderci, da cui si va gratis), praticamente quanto gli psicoterapeuti. Eppure di questi tempi non si trova un medico specialista neanche a pagarlo, mentre di psicologi sembra ce ne siano “fin troppi”.
Io non credo che sia
così.
I dati possono
essere interpretati in mille modi, certo. Più dati si hanno a
disposizione, più interpretazioni si possono dare. Mi sembra
comunque importante fare le seguenti considerazioni:
1. Con il
progresso della scienza, si ampliano i campi di ricerca e di
applicazione. Se nel Medioevo il barbiere era anche il dentista (il
prof. Barbero mi perdoni se dico eresie), oramai gli psicologi
applicano le sempre più ampie conoscenze scientifiche in una
pluralità di ambiti prima inimmaginabili: sport, comunicazione,
politica, varie istituzioni pubbliche, sanitarie e sociali, difesa,
educazione, ricerca scientifica in senso lato, dalle neuroscienze
(disciplina incredibilmente multisfaccettata che rimanda a sua volta
a diverse altre applicazioni) all’ingegneria, alle scienze sociali,
medicina veterinaria, ecc.
2. In ambito
sanitario, gli psicologi esistono da decenni, sebbene solo col
passare degli anni l’organico ha avuto un aumento e una più
corretta regolamentazione (vedasi in seguito). In paesi come l’Olanda
esiste da 30 anni lo psicologo di base (Primary care psychologist), e
in alcuni comuni in Italia è in corso la “sperimentazione” di
tale progetto. Cosa ci sarebbe da sperimentare? I numeri parlano
chiaro, istituire uno psicologo di base così come il medico di base
aiuterebbe non solo a dare un posto agli psicologi nomadi a caccia di
concorsi e lavori in tutta Italia, ma anche a migliorare un servizio
sanitario che può già vantare, rispetto al resto del mondo, diversi
meriti, oltre che eminenze del campo, nonché farebbe risparmiare
all’erario quello spreco di denaro pubblico in cure inutili per
malattie organiche inesistenti.
La credibilità
della professione
Prima della legge
del 18 febbraio 1989, n. 56, le cose erano molto diverse. Molti
attuali dirigenti psicologi nelle ASL italiane si sono trovati in
quel periodo, hanno sostenuto quindi meno esami (se non erro, un anno
in meno di università prima della riforma del ‘99) rispetto a
oggi, non hanno praticato l’anno di tirocinio propedeutico
(istituito con la legge) e, se non sbaglio, secondo l’articolo 35
della suddetta legge, fino al ‘92-’93 alcuni psicologi hanno
anche potuto autodichiarare sotto la propria responsabilità di avere
un’adeguata formazione in psicoterapia, pur non avendo conseguito
il diploma di specializzazione attualmente obbligatorio (dopo 4 anni
di studi e in media 12-15mila euro di tasse totali)
Poco male in realtà.
Quel che è peggio è che la legge ha consentito di conseguire il
titolo anche ai medici che, bypassando i 5 anni di Psicologia possono
direttamente diventare psicoterapeuti (con possibili effetti
disastrosi). Ironia della sorte, però, agli psicologi non medici
non è consentita la prescrizione di farmaci.
In sostanza, si
lascia ampio spazio ai medici di esercitare senza garanzia di avere
la necessaria preparazione accademica, protetti dalla legge, mentre
agli psicologi si impedisce di esprimere appieno la professione. Per
chi se lo chiedesse, sì, nelle università si sostiene l’esame di
Psicofarmacologia (e Psichiatria, Neurologia ecc.). E sì, per
esempio nel sistema sanitario indiano, ma anche nei più occidentali
Illinois, Louisiana e New Mexico, gli psicologi possono prescrivere
farmaci (previa formazione post dottorato o semplicemente attraverso
formazione di qualche mese seguita da tirocinio pratico, fino anche a
un anno e più di durata).
Ho
avuto la fortuna
di svolgere il tirocinio professionalizzante con professioniste (ma
prima ancora, persone) eccezionali, presso la ASL del mio paese. Ma
molti servizi pubblici in Italia sono praticamente "bloccati",
inaccessibili. L’esperienza mi ha mostrato che in molti di coloro che
occupano
posizioni dirigenziali in enti pubblici si osserva il problema della
mancanza di aggiornamento, preparazione, e soprattutto motivazione,
che invece hanno migliaia di ottimi professionisti che ogni giorno
devono riuscire a inventarsi qualcosa per restare a galla in questo
sistema "storto".
![]() |
(Dirigenti ASL attempati alle prese con la tecnologia) |
L’Ordine ritengo
abbia il dovere di garantire (e verificare) tanto la preparazione ai
dipendenti statali quanto l’istituzione di servizi pubblici, nella
forma della creazione di posti di lavoro per i propri iscritti,
soprattutto nei gap esistenti del sistema sanitario, attraverso una
decisa influenza sulla politica (solo di recente, per esempio, grazie
agli sforzi esterni, non istituzionali, tra cui quello di Altra
Psicologia, è stata finalmente
abolita per legge la figura abusiva del counselor,
sebbene l’anno scorso (2018) al congresso assocounseling fosse
ospite
onorario paradossalmente proprio il presidente del
CNOP Fulvio Giardina, e come se non bastasse, sembrerebbe non essere
cambiato nulla, dato che il sito Assocounseling
è ancora attivo e non mostra alcun annuncio di “chiusura”).
Fa arrabbiare leggere articoli come questo, in cui lo stesso presidente afferma:
Fa arrabbiare leggere articoli come questo, in cui lo stesso presidente afferma:
Nonostante ciò, però, "solo 1 cittadino su 10 con problemi di salute mentale accede ai servizi pubblici. Dobbiamo rifondare la consapevolezza di avere dei diritti - ha sottolineato Giardina -. Solo il 10-15% dei cittadini accede ai servizi pubblici» in materia di salute mentale e la rimanente parte si rivolge a istituti privati. E questo non è corretto, perché la tutela della salute è nella Costituzione".
La responsabilità di questo disagio ricade sulle istituzioni, quindi questo tipo di denuncia risulta non solo ipocrita, ma anche offensiva. È difficile accedere ai servizi pubblici, principalmente colpa dell'insufficienza di personale. E molte persone rinunciano a chiedere aiuto per questioni economiche, e non è giusto che i liberi professionisti facciano, gratuitamente (come spesso accade) o quasi, il lavoro che spetterebbe appunto ai servizi pubblici. Su questo tema, a fine post esprimo le mie personali posizioni ideologiche.
Come riconoscere
uno psicologo “bravo”?
Appurato che la sola
appartenenza all’albo professionale non garantisce la bravura,
ritengo che come per i medici, gli infermieri, i fisioterapisti,
qualsiasi professione sanitaria, sia in genere il passaparola
ad aiutare a capire se la persona a cui rivolgersi sia grossomodo
adatta.
Non è tanto
questione di essere bravi o i migliori; l’importante, a mio avviso,
è:
1. non essere
ciarlatani (ça va sans dire)
2. rispettare la
deontologia
3. essere quantomeno sufficientemente adeguati, anche se
non si è [ancora] diventati i migliori sul campo.
Spesso però anche i
ciarlatani hanno un buon passaparola. Come fare in questi casi?
Conosco molti
professionisti validi che ahimè non hanno tempo o voglia di essere presenti sul web. Ciò nonostante, credo sia
obbligatorio fare comunque una ricerca su Google e raccogliere informazioni, visitare eventuali profili
social o siti personali in cui si promuovono, iniziative, progetti, leggere gli articoli da loro scritti, o il
loro curriculum, per avere quante più informazioni utili. Sembrerebbe
anche superfluo dirlo, nell’era dell’informazione, ma tant’è.
Così
facendo, la
differenza tra lo sciamano e lo psicologo clinico dovrebbe essere
lampante, almeno nella pubblicità che ogni professionista sceglie
affinché lo rappresenti. L'erborista o cartomante che si spaccia per
psicologo di solito è lampante nel modo in cui si pubblicizza, ed
eventuali abusi sarebbe opportuno segnalarli (art. 348 Codice penale).
Ciò non toglie che
spetta principalmente all’ordine informare, sensibilizzare e
istruire la popolazione.
Cosa aspettarsi
da uno psicologo?
Infine, cosa
aspettarsi da un bravo psicologo clinico, cioè una persona che si
occupa di benessere psicologico (perché dire “salute mentale” fa
troppa paura)?
In quanto figura
sanitaria, è normale aspettarsi che in un primo colloquio lo
psicologo, oltre ad ascoltare la richiesta (che dovrebbe essere
valutata già al telefono o via mail, per non incappare in
fraintendimenti), raccolga una serie di informazioni pertinenti,
compili un’anamnesi, e se necessario chieda di visionare
l’eventuale documentazione sanitaria (referti di ospedali o di
altri specialisti). Non tutte
le figure sanitarie hanno la preparazione per capire che un fenomeno
sia di natura psicologica, ma allo stesso tempo è facile pensare che
una difficoltà sia di tipo psicologico sebbene abbia invece una
causa organica (metabolica, vascolare, degenerativa, traumatica –
nel senso di lesione – o addirittura iatrogena, per esempio per
effetto di farmaci che mimano una condizione altrimenti inesistente).
Per esempio, una
apparente depressione può invece essere segno di una demenza, picchi
glicemici vertiginosamente alti per un diabete trascurato possono
trasformarsi in sintomi psicotici, così come l’assunzione
massiccia e cronica di cortisonici, gravi alterazioni ormonali
possono indurre per esempio ipersessualità, un mancato afflusso di
sangue o una lesione in determinati sedi cerebrali prefrontali
possono trasformare una persona tranquilla in un violento criminale,
e via discorrendo. Tali condizioni vanno riconosciute da noi
psicologi laddove gli altri possano aver “fallito”, e trattate in
maniera adeguata, dal professionista di riferimento (su indicazione
del medico di famiglia, verso neurologo, psichiatra, endocrinologo,
chirurgo...).
Un’ultima
opinione
Amo la Psicologia e
la scienza (tra i vari interessi), e in quanto psicologo clinico il
mio focus è unicamente il benessere individuale e l’approfondimento
scientifico continuo. Queste sono le priorità.
La responsabilità
della salute altrui non è qualcosa da prendere alla leggera.
Giuridicamente, in Italia solo psicologi e medici hanno potestà
di certificazione. Ciò dà loro un grandissimo potere
sulla persona che chiede loro aiuto, e se tale potere è esercitato
in malafede, può avere conseguenze devastanti.
Sono dell’avviso
che l’interesse economico, nel sistema vigente, e nella cultura
attuale, in alcune persone possa generare inevitabilmente avidità ed
egoismo, e l’avidità e l’egoismo possono portare ad agire al di
là della deontologia, alimentate dalla spinta al guadagno... Ma
anche dalla disperazione.
Per questo motivo le
professioni sanitarie dovrebbero a mio avviso, nel miglior sistema
auspicabile, essere pubbliche nonché gratuite a tutti, poiché
sanità e istruzione costituiscono i pilastri di una comunità sana, tanto ora quanto nel futuro.
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Pic credits:
- L'immagine del pianeta terra sullo sfondo è opera di joshwarren
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