Il cervello si adatta alla solitudine



 

Starsene in solitudine spesso porta le persone a meditare su di sé, sugli altri, sul passato e il futuro. Negli ultimi anni, queste riflessioni sono risultate associate a un network cerebrale specifico, definito Default Mode Network, costituito da diverse aree cerebrali anche lontane tra loro. La modulazione di questa rete è osservabile in seguito alla psicoterapia, durante la meditazione, con farmaci antidepressivi, o con sostanze psichedeliche.

Uno studio ha confrontato degli scan cerebrali di un database britannico, e ha rilevato dei cambiamenti specifici nel cervello delle persone che riferivano di essere sole, come un maggior volume di materia grigia nel network e una migliore connettività.

È quasi come se il cervello si adattasse alla solitudine e ricreasse nella mente un mondo sociale (fatto di emozioni, dialoghi, episodi, ecc.), attività che rinforza le relative aree cerebrali.
⚠️ In ogni caso, la solitudine, soprattutto l'assenza di contatti e di supporto sociale, può costituire un serio fattore di rischio di depressione. In assenza di persone significative, la terapia e il sostegno psicologico possono aiutare a prevenire lo sviluppo di disturbi, ma è comunque importante creare e poter contare su una rete sociale di riferimento.


Fonte:
📄 ¹ Spreng, R.N., Dimas, E., Mwilambwe-Tshilobo, L. et al. (2020) The default network of the human brain is associated with perceived social isolation. Nat Commun 11, 6393

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